Notizie - 16th marzo 2021
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C’è un posto dove posso lasciare la mia gamba, per favore?

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Il Maggiore Kate Philp, un ex ufficiale della Royal Artillery, ha perso la gamba sinistra al di sotto del ginocchio nel 2008, mentre era in servizio. Adesso, quale componente del team di volontari di Marlborough parkrun, ci conduce attraverso il suo viaggio ispirato verso parkrun.

 

“C’è un posto sicuro dove posso lasciare la mia gamba, per favore?”

 

Non è probabilmente questa la domanda con cui molti dei coordinatori dei volontari si dovranno confrontare nei momenti prima di un evento parkrun al sabato mattina. Per mia fortuna, è stata la meravigliosa Cat a riceverla, e ha risposto con un allegro ed entusiasta: “Certo, me ne occuperò io personalmente!”

 

parkrun è entrato nella mia vita nel settembre 2018, quando è arrivato nella mia città natale di Marlborough, nella contea di Wiltshire. Da anni ero a conoscenza degli eventi parkrun in altre parti del Regno Unito, ma non avevo mai partecipato prima perché, mentre ero nell’esercito, la mia vita nei fine settimana era piuttosto transitoria, andando di solito a visitare amici o familiari in varie parti del paese, e il più delle volte svegliandomi il sabato mattina un po’ “offuscata” dopo una bella chiacchierata al pub la sera prima!

 

Poi, alla fine del 2008, sono stata ferita durante la mia missione in Afghanistan, con un infortunio spesso descritto come del tipo “che ti cambia la vita”, avendo come conseguenza l’amputazione della parte inferiore della mia gamba sinistra.

 

“Che cambia la vita” nel contesto di un infortunio tende ad avere una connotazione negativa, ma non per me. Anche se non avrei voluto che accadesse, non ho comunque nessun rimpianto. La mia prima reazione fu focalizzata sulla gratitudine e un senso di prospettiva: grata di essere viva e subito dopo al sicuro nel Regno Unito, e una forte sensazione di quanto le mie ferite avrebbero potuto essere peggio, circondata durante la riabilitazione da persone che avevano perso due o tre arti, o subito lesioni cerebrali.

 

Ma il motivo più convincente per non voler cambiare la storia è dovuto alle persone che non ci sarebbero state nella mia vita ora, se non fossi stata ferita: quelli con cui ho fatto la riabilitazione, quelli che hanno condiviso una spedizione in Antartide con me, e la “mia” gente di parkrun. Credo che sarei stata coinvolta in parkrun in ogni caso prima o poi, ma probabilmente non a Marlborough e senza il comodo punto di conversazione riguardo “dove posso lasciare la mia gamba?” che ha creato l’opportunità per me di essere accolta così bene da sentirmi subito un membro della squadra.

 

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Ho avuto una frustrante relazione di tira e molla con la corsa dopo l’infortunio, anche se sono riuscita a raggiungere un “PB post infortunio” – è incredibile come far parte di un gruppo che ti sostiene possa regalarti tanta energia extra (e forse un tocco di spirito competitivo!).

 

Tuttavia, è fare la volontaria che mi riscalda davvero il cuore. L’ho sempre fatto regolarmente. In effetti mi sono praticamente autoinvitata a far parte del core team dei volontari – la solita timida! – e l’esperienza mi ha dato tanto divertimento e soddisfazione: facendo nuove profonde amicizie, dando il benvenuto ai regolari e ai nuovi arrivati, compresi parecchi turisti parkrunner, minimizzando l’impegno richiesto per il nostro difficile percorso nel verde, guardando con ammirazione quelli che corrono e camminano, incitando i primi (calcolando di nascosto se sarei stata alle loro calcagna prima dell’infortunio!) e gli ultimi insieme al Camminatore di Coda, oltre ad essere ispirata da tutti i miei colleghi volontari che tornano settimana dopo settimana per aiutare nello svolgimento dell’evento, godersi l’aria fresca e immergersi nello spirito della comunità.

 

Anche nelle mattine più cupe, non siamo mai stati a corto di volontari per fare da marshal, cronometristi e tifare per i nostri parkrunner, per poi smontare il percorso in tempo record e riunirsi al bar del golf club per dei rinfreschi ben meritati!

 

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La sistemazione dei token e l’elaborazione dei risultati sono gestiti alla perfezione, il tutto accompagnato da allegre chiacchierate per aggiornarsi sulle novità degli altri, prima di tenere una riunione del core team per parlare di eventuali problemi riscontrati durante l’evento. Abbiamo due priorità: offrire un evento divertente ogni sabato che sia anche sicuro, quindi ci esercitiamo e rivediamo regolarmente le nostre procedure di emergenza, qualcosa che ho desiderato guidare personalmente, in base alla mia esperienza militare.

 

Avere la possibilità di immergermi nella comunità locale, contribuire allo svolgimento di Marlborough parkrun e sentirmi accolta a braccia aperte è un esperienza esaltante e qualcosa che mi manca particolarmente da quando gli eventi sono stati sospesi il marzo scorso.

 

Per la maggior parte del 2020 non ho potuto indossare la mia protesi alla gamba a causa della necessità di un intervento chirurgico di revisione, che è stato posticipato da gennaio a settembre. Sono incredibilmente grata a tutti i miei amici di parkrun che mi hanno sostenuto durante quel periodo, ma mi sono sentita particolarmente frustrata quando è stato imposto il lockdown e non ho più avuto modo di aiutare gli altri come avrei voluto, a parte qualche telefonata qua e là.

 

Non vedo l’ora che torni parkrun, per riunirmi con regolarità all’aperto con la “mia” gente, per fare la volontaria e soddisfare il desiderio di “servire” che mi manca da quando ho lasciato l’esercito e, si spera, arriverà anche il momento in cui potrò correre di nuovo.

 

Kate Philp

 

 

 

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