Ma noi, appassionati tutti, di parkrun, sappiamo realmente tutta la storia dietro a questo movimento mondiale, inclusivo, divertente… folle? Forse no.
parkrun arriva in Italia nel 2015, grazie a Giorgio Cambiano, che aprì il primo evento parkrun in Italia al parco Uditore, in una zona piuttosto popolosa di Palermo. Eh si, “parkrun”, senza maiuscolo, anche all’inizio della frase. Nessun errore di battitura. Comunque ci arriveremo a spiegare pure quello. Ma torniamo proprio all’inizio per capire.
Siamo abbastanza abituati a pensare del movimento parkrun come una roba inglese, eppure il signore che ha fatto partire il tutto in realtà è sudafricano, di nome Paul Sinton-Hewitt. Oggi Paul ha 61 anni. Cerchiamo di capire che cosa lo ha portato a impegnarsi nel lanciare un movimento così semplice, ma così brillante.
Paul nasce in Sud Africa nel 1960, e a soli 5 anni viene affidato alla custodia dello Stato (come tutti quelli effettivamente abbandonati dai genitori). In gioventù studia presso diversi college, sempre in Sud Africa, dove diventa anche vittima del bullismo e viene spesso escluso dai compagni, ma questo è pure il periodo in cui conosce la corsa e lo sport in generale. Lo sport gli è indubbiamente servito come strumento per gestire i lati più negativi della sua vita. Nel 1995 si trasferisce nel Regno Unito, dove lavora come consulente IT, e dove subisce un esaurimento nervoso e passa un periodo per lui piuttosto nero.
Proprio la cosa che più gli dava soddisfazione in quei giorni, la corsa, gli fu poi negata a causa di alcuni infortuni sportivi. Ed ecco che, in modo piuttosto “egoistico” (pensando alla sua salute mentale) gli viene in mente di ideare una corsa tra membri di associazioni podistiche, da svolgere il sabato mattina, alle 9.00, per 5 km, in un parco locale. Il suo ruolo da organizzatore gli dette uno scopo nella vita e una determinazione per realizzare una cosa importante.
Perchè alle 9.00?
Per farlo in un orario con la presenza di meno passanti possibile.
Perchè di sabato?
Perchè solitamente le gare non ci sono di sabato.
Perchè 5 km
Perchè è una distanza che si completa abbastanza velocemente, (sotto i 30 minuti a quei tempi, con quelle persone, ma oggigiorno, anche con la nascita della cammicorsa, comunque difficilmente si supera un’ora). Ecco, un tempo breve, tutto sommato. Si tratta, inoltre, di una distanza alla portata di tutti.
Il primo parkrun in assoluto – 2 ottobre 2004 – con 13 partecipanti e 5 volontari!
Nacque già da subito la formula vincente di parkrun – sempre di sabato, sempre alle 9 e sempre 5km. Ma Paul aveva in mente anche altri due componenti che hanno perfezionato la “ricetta” parkrun; sempre gratis per tutti e sempre all-inclusive, ovvero davvero per tutti quanti.
Il primo parkrun fu su un percorso che oggi sappiamo di essere corto di qualche metro – ssshhh! Fu tenuto a Bushy Park (uno degli otto parchi reali di Londra, dove si trovano a girellare in libertà daini e cervi rossi). E parteciparono ben 13 persone. Paul fece i ruoli di ED, RD, fotografo, marshall, timekeeper, gestione token e tanto altro ancora. Ma in realtà questi ruoli non furono ancora individuati. Addirittura dall’arrivo, i podisti con i token numerati (fatti da Paul con le sue mani!) dovevano avviarsi al parcheggio poco distante e scrivere i loro tempi su un fogliaccio nel baule della macchina di Paul.
Paul confessò in un’intervista recente che anche se aveva previsto l’attività come un evento settimanale per tutte le settimane a venire, non aveva riflettuto che potesse significare una presenza sua costante. Infatti, per 3 anni non ha preso un sabato come “ferie” o come “malattia”.
I suoi contatti più immediati furono podisti di club atletici, ma dall’inizio trovò molto entusiasmo da mogli (ad esempio) che avevano subìto mariti sempre assenti la domenica per corse serie, che volevano provare un 5km (e ovviamente anche il contrario). Poi presto si aggiunsero genitori con passeggini, adulti con cani e bambini piccoli. Insomma, era un evento quasi dall’inizio per tutti.
La crescita fu praticamente immediata, ed ecco che si introdussero anche gli sponsor nella faccenda. Inizialmente Paul finanziava personalmente tutto, lavorando 8 ore al giorno per il suo lavoro stabile e poi altri 5 per parkrun. Il software necessario per elaborare i risultati lo scrisse lui, e, nel tempo libero, incise i token di metallo con i numeri. Ma per fortuna Nike riconobbe quasi subito le potenzialità del modello, e, oltre a finanziare in parte il progetto, mise a disposizione il proprio reparto grafico, che cambiò il nome da “time trials” (prove a cronometro) a “parkrun” (una corsa nel parco) creando una parola unica da park (parco) e run (corsa) e dando uno stile particolare al marchio con la “p” minuscola.
Nel corso del tempo nacquero anche altre regole:
E poi, come sappiamo, sono nati i ruoli ufficiali dei volontari, quegli standard che conosciamo tutti noi (ED, RD, fotografo, cronometrista, marshall, etc), ma anche quelli unici per i singoli eventi. Per esempio a Firenze parkrun esiste il ruolo di “spartitraffico”; una persona che separa chi ha finito il terzo giro e chi lo deve ancora fare. A diversi parkrun nel mondo c’è l’addetto che protegge i prati fioriti vicino alla partenze dall’essere calpestati!
Ecco come si sviluppò la crescita di parkrun da 13 persone a Londra a più di 6 milioni di persone nel mondo:
E poi il resto, come si dice, è storia!
Se avete il piacere e la pazienza di guardare l’intervista in inglese per intero con Paul e un personaggio radio/televisivo inglese (Vassos Alexander) che si parlano mentre percorrono insieme camminando il primo percorso in assoluto a Bushy Park (oggi il percorso in realtà è un altro) lo potete vedere qui.
Qui sotto abbiamo riportata direttamente da Wikipedia una riassunto dell’adesione dei vari paesi nel mondo a parkun. Non si può che dolersi per i Paesi Bassi che hanno aperto il primissimo parkrun a febbraio 2020!
Oggi il ruolo di Paul si limita a contribuire alla visione futura di parkrun, e di fare l’ambassador di eccellenza! Spesso si trovava (prima del Covid-19) a partecipare a vari parkrun, non solo Bushy, e spessissimo come volontario.
Un sogno di Paul non ancora realizzato è che la parola parkrun entri nel dizionario inglese. Noi tutti magari ce lo possiamo porre come macro-obiettivo per fare crescere parkrun Italia in modo da fare entrare la parola parkrun in un dizionario riconosciuto italiano!
Suzi Jenkins (A3896425)
parkrun Italia Ambassador
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