È facile immaginarsi che chi frequenti per la prima volta un qualsiasi parkrun italiano si domandi il perché in ogni evento vi sia la presenza forte e costante di persone provenienti da varie parti del mondo e in particolare dai paesi anglosassoni. La risposta risiede nel fatto che in molte nazioni prendere parte a parkrun, sia come volontario che come runner/camminatore, rientra in uno stile di vita fortunatamente diffuso e condiviso. Un appuntamento veramente importante e irrinunciabile. Così diventa automatico il fatto che chi si trovi a programmare un viaggio in Italia includa nelle tappe uno o più eventi o che addirittura tali viaggi vengano organizzati in loro funzione. Un vero e proprio turismo basato su parkrun.
Altro discorso vale per gli stranieri che, per lavoro o ragioni di altro tipo, risiedono nella penisola. Tra di loro capita d’incontrare sia chi conosceva e frequentava parkrun anche nel paese d’origine, sia chi, per la prima volta, ha avuto modo di venire a contatto con questa splendida e sorprendente realtà. Per entrambe le categorie parkrun diventa un punto d’incontro imprescindibile, palestra e bar nello stesso tempo, centro culturale e ricreativo. Un luogo dove poter parlare, camminare, correre e parlare la propria lingua, un luogo dove sentirsi parte integrante di una comunità che prescinde da ogni differenza linguistica e culturale. In sintesi: trovare un angolo di casa anche in Italia, a migliaia di chilometri di distanza dalla propria nazione.
I parkrun italiani sono davvero per tutti!
Luciano Giovannini (A4421610)
Ambassador Team Italy
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In tutto il mondo, abbiamo visto più di 28.000 volontari unici nel ruolo di parkwalker e hanno fatto parkwalking più di 52.000 volte! Abbiamo chiesto ad una delle parkwalker, Cathy Hannon, perché sceglie di fare la volontaria nel suo ruolo preferito ogni sabato mattina. La condizione cronica di Cathy fa sì che il parkwalking…